Le tappe
ARRIVO AL B&B E…PIZZ’ FRITT’
Un salto nel Medioevo
L’accoglienza di Elisabetta Capobianco (responsabile dell'accoglienza) è cordiale, come sempre in Puglia. Il clima è frizzante e tipico dei luoghi di montagna, ma il nostro appartamento è confortevolmente riscaldato. Siamo fortunate perché ci viene detto che nel centro storico è la serata della Sagra di pizz’ fritt’, focaccette di pasta lievitata e fritta. Ovviamente diventa d’obbligo una prima passeggiata serale nelle stradine del piccolo borgo medievale, dove c'è un gran fermento perché si attende l’accensione del grande albero di Natale nella piazzetta davanti alla cattedrale.
Il naso è gelido ma non insensibile al profumo delle pizz’ fritt’ fumanti appena tolte dall’olio.
La piccola piazza gremita attende trepidante, improvvisamente parte il countdown come se fossimo a New York per l’attesa del nuovo anno: 10, 9, 8………….3, 2, 1, accensione e tripudio! Quale accoglienza migliore per l’avvio del nostro tour e che bella sensazione condividere in mezzo alla gente questo momento di festa. Abbiamo ancora un po’ di tempo prima di cena, siamo davanti alla splendida Cattedrale ancora aperta e non resistiamo alla voglia di spiarla mentre dorme nel silenzio e nella penombra: sostare al suo interno quando non c’è nessuno dà semplicemente i brividi!
CENA IN OSTERIA
Come a casa dei nonni
Ore 20.30, appuntamento con l’ Osteria fra due terre. Non vogliamo strafare come prima sera, ma ci rifugiamo comunque in un ristorantino tipico dall’aspetto intimo e rustico. La denominazione del ristorante è legata alla sua ubicazione su via S. Leonardo, una traversa di c.so Umberto, strada che agli albori dell’XI secolo d.C. era denominata “fra due terre” perché collegava due importanti monasteri attorno ai quali orbitava un pullulare di casali, chiese e conventi. Entriamo nella piccola saletta accogliente e familiare e ci accomodiamo accanto ad un camino che ci riporta subito indietro, ai tempi dei nostri nonni. La soddisfazione più grande è poter governare il fuoco sistemando i tizzoni di tanto in tanto, soffiandoci poi sopra per ravvivare la fiamma, mentre si sopporta piacevolmente la forte sensazione di guance “avvampate” essendo chinate davanti alla fiamma.
Decidiamo di assaggiare gli antipasti, ovviamente contraddistinti da prodotti locali, poi optiamo per un semplice contorno di verdure di campo saltate in ottimo olio pugliese (con una punta di peperoncino…facoltativa). Sul tavolo un sacchetto in stoffa ci offre pane casereccio e taralli. Trascorriamo piacevolmente la serata godendoci anche le simpatiche chiacchiere dei turisti accanto al nostro tavolo, soddisfatte di sentirli apprezzare la genuina cucina pugliese.
PIACEVOLE VISITA DA "ELDA CANTINE"
Vino è passione
Il secondo giorno del nostro tour si preannuncia molto interessante ed ha inizio con la visita da Elda Cantine (previo appuntamento) a meno di 15’ dal centro storico di Troia, nella zona industriale. Abbiamo scelto questa cantina perché il vino rosso “Ettore” 2012, nero di Troia in purezza, è stato premiato dalla guida AIS “Vitae 2017” con quattro grappoli che equivalgono a “vino di eccellente profilo stilistico e organolettico”.
Giunte lì veniamo accolte dalla giovanissima e carina enologa, dott.ssa Rosalia Ambrosino, che da circa due anni si occupa amorevolmente e con passione della conduzione agronomica e delle visite in cantina per gli appassionati.
La nostra guida esperta ci accompagna nella visita agli ambienti di produzione, spiegandoci con meticolosità i vari passaggi che portano le uve a trasformarsi nel meraviglioso nettare che viene poi servito nel calice.
Rosalia ci dedica il suo tempo per rispondere alle nostre domande e mentre chiacchieriamo ci offre il Nero di Troia direttamente estratto dalle botti di affinamento. Ci spiega anche perché il nome ELDA: anni fa la cantina nacque con il nome “Terre di Troia” ma poi Marcello Salvatori – proprietario della cantina – ha deciso di darle il nome ELDA nel ricordo di sua madre Elda Castriota – Salvatori, donna che ha sempre amato la sua terra e, con classe, intelligenza e passione, ha ispirato i suoi figli a fare altrettanto. L’idea di Marcello è sempre stata sin dall’inizio quella di promuovere i grandi vini del Sud Italia ed in particolare della Puglia. La cantina produce principalmente vini da vitigni autoctoni quali uve di Troia, Bombino Bianco, ma anche vitigni campani come la Falanghina, del sud della Puglia come il Negroamaro, i vitigni internazionali quali Merlot e Syrah. Rispetto al Nero di Troia, l’intento è quello di produrlo in purezza al 100% recuperando la coltivazione del vitigno che in zona Troia è andato perduto.
Torniamo a parlare del vino premiato “Ettore” perché ci incuriosisce la scelta del nome: è un vino che sa di leggenda (a partire dal suo nome) come la leggenda vuole che la cittadina di Troia sia stata fondata dall’eroe greco Diomede che, insieme ad Ulisse, conquistò la Troia del poema omerico. L’eroe Ettore, principe troiano, ha ispirato i produttori di questo vino nella scelta del nome dell’etichetta: Ettore, principe eroe che combatte per salvare la patria e non per la gloria ed accetta la sconfitta con dignità. Per questo vino di così grande successo e buon corpo, ma allo stesso tempo delicato e non presuntuoso, la figura del principe elegante, non arrogante e grande nella sconfitta si addice perfettamente.
L’etichetta sulla bottiglia ci incuriosisce: un elmo e una testa di uomo capovolta e speculare che vorrebbe dire a colui che beve: “quando inizio a bere questo vino mi sento un principe, ma quando ho finito la bottiglia (la capovolgo) divento un uomo (ubriaco)”. Mentre continuiamo a parlare con Rosalia, degustiamo questo vino dal colore rosso rubino intenso, che richiama all’olfatto la nota speziata del pepe nero tipica del vitigno d’origine.
La visita alle cantine Elda ci mostra quanto possa essere racchiuso all’interno di un sorso di vino di qualità: cuore, tecnica, storia, passione. La sensazione che abbiamo è che ogni prodotto dell’azienda sia un dono per gli altri e non una pura questione di mercato, tantomeno di mero profitto.
ORSARA DI PUGLIA
Storia e tradizione
La strada che ci porta da Troia ad Orsara di Puglia (appena 13 km) si presenta molto piacevole dal punto di vista paesaggistico e non sembri strano se diciamo che ci ricorda vagamente la Toscana della Val d’Orcia. Sicuramente la Puglia che vediamo dai finestrini dell’auto è molto diversa da quella che vedreste nel Salento.
Orsara è un piccolo comune posto a circa 600/700 metri sul livello del mare ed ha tutte le caratteristiche di un borgo montano medievale: muri in pietra, strade lastricate, quiete, silenzio e temperatura frizzante. In origine il paese viene fondato – secondo la leggenda – dall’eroe omerico Diomede. Il toponimo potrebbe derivare dalla presenza di orsi oppure dalla dimora, in età longobardo-bizantina, di un personaggio di nome Ursus. In età romana fu interessata dalle operazioni belliche della seconda guerra punica e presumibilmente vi passava la via Herculea, fatta costruire dall'imperatore Massimiano nel tardo III secolo.
Nella piazzetta dove si trova la chiesa principale dedicata a San Nicola di Bari, incontriamo Patrizio De Michele, fotografo del noto chef di Orsara, Peppe Zullo, che ci offre un caffè e ci racconta del perché lui, nonostante gli studi fuori dal suo paese, abbia deciso di tornare proprio ad Orsara. Patrizio, che conosce il nostro amore per la Puglia, ci accompagna da un suo amico che sta cercando di riprendere le tradizioni culturali e religiose di Orsara soprattutto per incentivare un turismo che vada oltre quello “del cibo e del vino”: conosciamo così Don Rocco Malatacca.
Ci accoglie in chiesa e, nonostante sia molto impegnato nella preparazione di un weekend con i ragazzi della parrocchia, decide di dedicarci del tempo parlandoci non solo della Chiesa di San Nicola di cui è parroco, ma anche di un piccolo libro pubblicato nel 2016, intitolato “Di luce e d’ombra”, incentrato su una delle principali tradizioni di Orsara: i “fucacost e cocce priatorjie” (falò e teste del Purgatorio). Nella notte tra l’1 e il 2 novembre il paese si costella di falò e lumini accesi ricavati da zucche intagliate, che poco hanno a che fare con quelle dell’anglosassone festa di Halloween. Secondo la tradizione, in questa notte le anime del Purgatorio (simboleggiate dalle zucche “cocce priatorjie”) tornano sulla Terra nel loro status intermedio prima della purificazione che permetta loro di raggiungere il Paradiso. La luce dei falò (“fucacost” dal greco akostòi = sparsi) e i lumi sono lì ad accoglierli, purificarli e guidarli. La preparazione inizia in paese per tempo, con la raccolta delle zucche che verranno scavate con sembianze umane per ospitare una candela. L’evocazione dei defunti non è timore, anzi, è l’espressione della forza dei legami familiari, dell’affetto, del ricordo, e della premura che attraverso il fuoco consenta di passare serenamente alla vita eterna. La Confraternita guida la processione di mezzanotte (denominata delle Anime dei morti), con i confratelli incappucciati e vestiti di bianco, pronti ad accogliere le anime dei defunti.
Don Rocco continua a parlarci con passione di Orsara e ci invita a visitare la grotta di S. Michele con l’annesso complesso abbaziale dell’Angelo. Il complesso era il nucleo originario di Orsara e la grotta, sin dal Medioevo, è stata meta di pellegrinaggi in quanto situata sulla direttrice che dal Tirreno portava alla sacra grotta a Monte Sant’Angelo. Nell' VIII secolo si stabilì ad Orsara una comunità di monaci basiliani, dedita al culto per l'Arcangelo Michele che veniva venerato proprio nella grotta che oggi prende il suo nome. Questi siti sono normalmente aperti, ma preventivamente è meglio contattare don Rocco (vedi sezione info utili). Purtroppo noi non abbiamo il tempo di farlo ma ci ripromettiamo di tornare in un’altra occasione.
La lunga chiacchierata si protrae sino all’ora di pranzo e il languorino nello stomaco si fa insistente al pensiero che le prelibatezze di Angelo “Trilussa” di Pane e Salute ci aspettano, una in particolare, il suo divino pancotto! E credeteci...il profumo del pane è già nell’aria!
PRANZO DA “TRILUSSA” AD ORSARA DI PUGLIA
Dove la bontà è nelle cose semplici
Nel silenzio più totale delle 13.15 di un borgo medievale, con una temperatura che prelude l’inverno, raggiungiamo a piedi attraverso i vicoli il forno denominato Pane e Salute, nascosto all’interno di un piccolo vicolo dove si inserisce al piano terra di un palazzo del XVI secolo. Bussiamo ai vetri della porta e ci accoglie lui, Angelo Di Biccari noto anche come Trilussa, ma cominciamo a preoccuparci poiché sembra non esserci il tavolo per noi due…”Buongiorno possiamo entrare? Siamo passate prima a prenotare un tavolo per pranzo ma…” “Prego, avanti, c’è posto! Entrate, mangiate qui al tavolo con me. Preferite da questo lato oppure una di fronte e una di lato? Accomodatevi!” Rimaniamo sorprese da questa accoglienza inusuale ma davvero familiare di Angelo! Al tavolo accanto siede una coppia che sorseggia del vino e gusta una invitante focaccia, noi ci sediamo al tavolo immediatamente vicino al famoso forno a paglia!
Il posto è davvero singolare e sa di casa, anche in questo caso quella dei nostri nonni e bisnonni. Nella piccola stanza campeggia la bocca del forno a paglia ed ai lati le pagnotte da 2 kg di “pane divino”, sfornato al mattino, sono poggiate su mensole di legno per accoglierci come in un picchetto d’onore. Una madia, una cucina che si alimenta con il calore del forno, un lavandino, un tavolo con marmo, sedie in paglia un po’ datate, contenitori antichi in terracotta e tegami in rame appesi alle pareti. Al centro i due tavoli apparecchiati con tovaglie rigorosamente a quadri, come quelle che usavano i nostri nonni per il pranzo della domenica.
Non siamo in un ristorante ma siamo ospiti a casa di Angelo sedute al suo tavolo a chiacchierare famigliarmente. Angelo è un uomo schietto, immediato, buon osservatore e...buon sorseggiatore del suo vino; ci dice che capisce chi ha davanti a sé guardandogli le scarpe. Si definisce, giustamente, un panificatore eccellente e pratica la cucina fatta con il calore (non solo del forno a paglia ma anche del suo cuore) e senza fretta. Mentre pranziamo ci racconta la storia del suo forno antico, in attività dal 1526, in origine probabilmente appartenuto all’Ordine dei Cavalieri spagnoli di Calatrava, presenti ad Orsara fin dal XIII secolo.
La sua famiglia è titolare del forno da cinque generazioni e porta avanti l’antica tradizione del “pane divino” cotto nel forno, alimentato da balle di paglia, che sfrutta il calore del mattone. Il “pane divino” è fatto con tecniche caserecce, materie prime biologiche e lievito madre (il crescente) selezionato da secoli di tradizioni, quello che si donava come dote alle promesse spose.
Angelo, “cuoco fornaio”, ci invita a servirci (senza limiti!) direttamente dai tegami di coccio e dalle teglie appena tolte dal fuoco o dal forno, accompagnando i succulenti cibi con due piccoli diversi pani: il primo è solitamente cotto all’inizio dell’infornata per regolare la temperatura del forno prima della cottura dei panetti più grandi, il secondo è una pizza coi cicr’, residui di grasso di maiale (detti anche ciccioli).
A seguire un ruotl’ di agnello, salsiccia e patate, una zuppa di fagioli cannellini nella pignata in terracotta, una zuppa di lenticchie aromatizzata con sedano e alloro, un pancotto con verdure di campagna, caciocavallo podolico fatto sciogliere e crostare in teglia, carne e polpette di pane al sugo, castagne arrosto, frutta, dolce con ricotta e vincotto, limoncello della casa, caffè rigorosamente preparato con la moka. Il tutto accompagnato da buon vino rosso anch’esso della casa.
Un commovente tripudio della cucina tradizionale pugliese della Daunia! Immaginate la nostra condizione alla fine del pranzo…alle ore 16.00! Vabbé, siamo al Sud, siamo in Puglia!
Un breve capitolo a parte merita il pancotto, che ci viene portato a tavola fumante. Un piccolo panetto aperto dalla parte superiore, “svuotato” della mollica e poi riempito con una zuppa di erbe di campo, fagioli, olio, aglio, lardo, peperoncino (facoltativo). Lo scrigno di pane viene chiuso col coperchio di crosta e viene portato a tavola con dentro il cucchiaio per servirsi la zuppa. Ovviamente l’apoteosi è quando arriva il momento di mangiare il pane imbevuto e insaporito dalla zuppa! Diciamolo, noi eravamo lì soprattutto per questo incontro sublime con il pancotto di Angelo “Trilussa”!
Durante il pranzo Angelo riunisce tutti i commensali presenti al suo/nostro tavolo e dai suoi racconti comprendiamo come lui ami la sua terra, il suo paese Orsara e soprattutto la tradizione del pane. Per realizzarlo si sveglia ogni giorno all’1,30 per fare l’impasto con farina di prima scelta Senatore Cappelli e lievito madre che proviene da una tradizione di 150 anni. Lui dice: “U pan’ è com’ a mamm’: è uno solo”. L’impasto viene suddiviso in pagnotte che, dopo la lievitazione e la cottura, peseranno circa 4 kg ciascuna ed insieme a queste vengono infornati diversi tipi di focacce, come quella con baccalà e rape nel periodo natalizio, oltre alle classiche pizze da piatto che il sabato sera possono allietare i palati degli abitanti di Orsara e dei turisti: al massimo vengono cotte 30 pizze, quindi chi prima arriva, mangia!Angelo è anche molto orgoglioso del suo forno poiché in passato era utilizzato dal paese per i matrimoni, per cuocere pasta al forno e carne per il banchetto della festa.
Dopo aver pagato il conto, che simpaticamente si salda depositando le banconote in una vecchia cassetta della posta, ringraziamo il padrone di casa per l’ospitalità cordiale e per le bontà portate in tavola. Amci, dovete assolutamente provare anche voi un’esperienza come questa!
POMERIGGIO ALLE CANTINE ALBERTO LONGO
Nel regno del Cacc’e Mmitte
Dopo il lauto pranzo da Trilussa riprendiamo l’auto per dirigerci alla volta delle Cantine Alberto Longo, noto produttore di vino e soprattutto del Cacc’e Mmitte di Lucera (FG). Scegliamo questa cantina perché nel 2016 proprio il Cacc'e Mmitte di Alberto Longo ha ricevuto il premio Merano Awards 2016.
Cantine Alberto Longo si trova a circa 45’ di strada da Orsara, percorrendo la strada provinciale, sul territorio di Lucera. Abbiamo chiesto di poter effettuare una visita guidata e siamo perfettamente nei tempi dato che l’azienda chiude alle 18.00. L’azienda agricola Alberto Longo nasce dall’intraprendenza di un professionista che ha deciso di investire l’amore per la terra e la passione per il vino su un progetto di valorizzazione del suo territorio di origine. La tradizione familiare affonda già le sue radici nella coltivazione di viti e produzione di vino, con un’attenzione particolare alla qualità e non semplicemente alla quantità, così come dettato dalla logica delle uve da taglio che contraddistingueva fino a qualche tempo fa il settore vitivinicolo pugliese. Il perseguimento della qualità si perpetua ancora oggi e lo capiamo visitando i vari ambienti di produzione delle etichette proposte dall’azienda. Una su tutte il Cacc’e Mmitte di Lucera DOC al quale l’azienda ha voluto ridare prestigio essendo il vino più rappresentativo del territorio.
Questa DOC è costituita da un bland di Nero di Troia, Montepulciano, Sangiovese e uve a bacca bianca. L’affinamento avviene in vasche di acciaio (che ci vengono mostrate) e successivamente in bottiglia. Il suo colore è un luminoso rosso rubino, con profumi intensi di ciliegia, lampone, cannella e pepe nero. Come ci racconta l’enologo della cantina, l’origine del termine dialettale Cacc’e Mmitte deriva probabilmente dal fatto che, anticamente, i primi vignaioli non possedevano anche le pigiatrici per la macerazione delle uve e portavano queste ultime dai proprietari delle masserie (palmenti) che ne erano provvisti. Ognuno portava le sue uve e, una volta ottenuto e tolto (cacc’) il prodotto della pigiatura, si procedeva con l'inserire (mmitte) e pigiare le altre uve.
Visitiamo i locali coperti da volte a crociera di mattoni in cotto dove si trovano i silos in acciaio utilizzati per la vinificazione e poi un piccolo ambiente dove sono messe a riposare le bottiglie per la spumantizzazione: lì abbiamo modo di apprezzare l’interesse di Longo per la sperimentazione in collaborazione con la Facoltà di Agraria. Concludiamo il giro negli uffici di accoglienza, dove ci vengono mostrati alcuni storici registri manoscritti che testimoniano la gestione dei vigneti e della prestigiosa cantina della famiglia Cavalli di Lucera, nella cui sede (attiva dal 1906 alla metà degli anni ’60) ha deciso di stabilirsi l’azienda Alberto Longo. Da alcune parole presenti in questi registri sono stati tratti i nomi di alcune etichette.
Prima di andare via ovviamente non possiamo non acquistare delle bottiglie di Cacc’e Mmitte, che sistemiamo nel cofano dell’auto accanto a quelle di Nero di Troia acquistate al mattino. Accendiamo il motore, partiamo e ci godiamo Venere e la Luna al crepuscolo, mentre le viti intorno si preparano per la notte.
VISITA GUIDATA A TROIA
Un piccolo scrigno ricco di tesori
Al mattino del 10 dicembre siamo pronte e pimpanti per il doppio appuntamento con due guide esperte che ci guideranno a Troia e a Lucera. Alle 9.30 incontriamo Eliana Curci, guida turistica abilitata competente, sorridente e disponibile. Con lei trascorriamo due ore e mezza nel centro storico di Troia dove il tesoro più prezioso è la cattedrale romanica di S. Maria Assunta.
L’antica Aecae di epoca romana, dalle origini ancora più antiche, divenne Troia dopo la sua ricostruzione nel 1019. Nel tempo la cittadina diventa prospera e importante in ambito ecclesiastico e questo lo dimostra proprio l’imponente cattedrale, divenuta concattedrale dopo l’accorpamento con la diocesi di Lucera dove, di fatto, risiede il vescovo. La concattedrale di Troia è un unicum rispetto alle chiese romaniche pugliesi, colpisce la sua armonia nei rapporti tra elementi architettonici e scultorei e lascia incantati il suo singolare rosone traforato composto da 11 spicchi (e non da 12 come solitamente accade). Gli spicchi simbolicamente indicano gli apostoli, in questo caso 11 perché Giuda il traditore è l’escluso, il peccatore. Di questo e di molte altre cose ci parla con passione la nostra guida e noi siamo lì a bocca aperta affascinate.
Nel giro lungo il centro storico facciamo tappa anche nella chiesa di S. Benedetto. Magnifico il soffitto ligneo dipinto con la Gloria di S. Benedetto!
Da segnalare nelle vicinanze il MED (Museo Ecclesiastico Diocesano) situato di fronte alla cattedrale e gestito dall’ Associazione Culturale Terzo Millennio; non distante il Museo del Tesoro della Cattedrale situato accanto alla concattedrale. Ci vengono fortemente consigliati dalla nostra guida ma non riusciamo a conciliare i tempi con i nostri spostamenti. Abbiamo infatti prenotato il pranzo in un ristorantino di Lucera, in quanto nel pomeriggio ci aspetta una visita guidata in quest’altra cittadina piena di storia.
PRANZO DA “IL CORTILETTO”
Tra i vicoli di Lucera, un tuffo nei sapori
Con l’auto ci rechiamo a Lucera, a circa 25’ di strada. Parcheggiamo nei pressi di Porta Troia, uno degli accessi al centro storico. Da Porta Troia ci immettiamo su c.so Manfredi, proseguiamo su via Gramsci e giriamo poi sulla destra in via De Nicastri dove giungiamo al ristorante Il Cortiletto (dopo circa 20’ di cammino).
Il ristorante ha sede in un antico palazzo nobiliare della famiglia De Nicastri, uno dei più nobili casati del Regno di Napoli. La sala in cui ci accomodiamo ci protegge con le sue volte in pietra, l’atmosfera è soft, i colori dell’ambiente caldi, in sottofondo musica jazz. Il cortiletto interno è quello utilizzato nella stagione estiva. L’accoglienza è calda, cordiale e discreta: mente, animo e corpo sono pronti a vivere un’altra esperienza con la cucina pugliese. Abbiamo scelto questo ristorante anche per la sua attenzione alle esigenze legate ad intolleranze e allergie, infatti alle portate richieste vengono apportate lievi modifiche che non alterano ovviamente la piacevolezza dei piatti. Ovviamente facciamo portare due calici di Cacc’e Mmitte di Lucera e ci viene proposto GIGOLÒ, vino biologico della MASSERIA NEL SOLE… si rivela un’ottima scelta!
Questi gli ottimi piatti che ci vengono serviti, tripudio di pugliesità:
- come antipasto carpaccio con valeriana su nuvola di ricotta, marmellata di fichi, mandorle tostate, semi di papavero, olio EVO;
- come primo piatto orecchiette con marasciuolo (erba di campo), rape, pomodorini prunill’ di Lucera, crema di ceci di Faeto, pomodoro crusco, cacioricotta, rucola, olio EVO di oliva coratina.
Meritano un piccolo approfondimento il marasciuolo e i pomodorini prunill’. Il marasciuolo è un’erba spontanea che cresce negli uliveti, vigneti, lungo i cigli delle strade, nei terreni incolti. Lo si riconosce dai suoi fiorellini bianchi, disposti in grappoli. Nella Daunia viene molto usato in cucina ed il suo sapore ricorda quello della rapa, infatti viene definito “rapa selvatica”. Il pomodoro prunill’ è una varietà locale a bacca piccola a forma di prugna, con buccia coriacea e resistente utile alla lunga conservazione in luoghi freschi, appeso nelle tipiche collane.
Proseguendo il menù, il secondo piatto è un manzo cotto con riduzione di Cacc’e Mmitte, con mirtilli, mandorle, olio EVO di oliva coratina. Concludiamo con i dolci, un’ottima crema pasticcera con frutti di bosco e savoiardi imbevuti in succo di arancia ed uno spumone di gelato gusto cassatina, cioccolato, nocciole, pistacchi.
Ogni commento si spreca, diciamo solo “abbiamo mangiato bene!”
VISITA GUIDATA DI LUCERA
Quanta storia!
Dopo le delizie del pranzo usciamo all’esterno del locale dove dopo pochi minuti viene a prenderci la nostra guida turistica abilitata Simone De Troia. L’appuntamento è alle 15.00, in questo modo possiamo sfruttare al massimo la luce naturale per la visita dei due siti all’aperto: l’Anfiteatro romano e la Fortezza angioina. Insieme alla guida raggiungiamo in auto il sito dell’anfiteatro romano in pochi minuti. Arrivati sul posto acquistiamo un biglietto cumulativo di 5 Euro per visitare anfiteatro, fortezza e Museo Civico (singolarmente il biglietto costa 2 Euro). La visita dell’anfiteatro ci porta immediatamente indietro nel tempo, scendiamo al livello dell’antica arena e girandoci su noi stesse in silenzio ne possiamo apprezzare l' ampiezza (è uno dei più grandi e meglio conservati del meridione e conteneva circa 16/18.000 spettatori). Ci sentiamo altrove, a Pompei, a Roma, ma siamo nella sorprendente Puglia!
Le emozioni non sono terminate perché quando raggiungiamo in auto i resti della Fortezza angioina ed entriamo all’interno delle mura di recinzione dell’antica cittadella fortificata…è lì che rimaniamo letteralmente a bocca aperta. Davanti a noi si apre una piana immensa (l’impressione è che possa contenere un piccolo centro abitato o il quartiere di una grande città), ricoperta d’erba, un’erba che in realtà copre i resti archeologici della struttura militare edificata da Federico II di Svevia e successivamente ampliata da Carlo I d’Angiò con la costruzione di una vera e propria fortezza. La piana che vediamo, posta sul colle Albano, l’antica acropoli romana di Lucera, è circondata dalle mura che racchiudevano la cittadella fortificata che inglobava il grande palatium, palazzo reale, costruito da Federico II. Di questa fortezza possiamo visitare al suo interno la Torre della Leonessa o della Regina, dove è possibile vedere un breve video che ricostruisce la storia del sito anche attraverso ricostruzioni con grafica virtuale. Prima di scendere dalla torre non possiamo non fermarci ad ammirare dall’alto il meraviglioso panorama del Tavoliere della Capitanata al calar del sole. La Capitanata è un distretto storico-culturale che costituisce parte della provincia di Foggia. Il Tavoliere è un’ ampia area pianeggiante di 4000 km² che è compresa tra Monti Dauni, promontorio del Gargano e mare Adriatico. Insomma…eravamo lì.
Piccola chicca: il film con Bud Spencer “Il soldato di ventura” fu girato proprio all’interno della fortezza.
Ritorniamo con l’auto in zona centro storico in compagnia della nostra guida, dove prosegue la nostra visita ormai in versione by night. Visitiamo la Basilica di San Francesco Antonio Fasani, un santo molto venerato da queste parti, definito “Padre Maestro”, vicino ai poveri e ai semplici, il “santo della pioggia”, così definito perché la sua vita è legata ad un evento miracoloso in cui liberò Lucera da un lungo periodo di siccità. La chiesa è in stile romanico-gotico e presenta un bel rosone sulla facciata. All’interno un soffitto a capriate, ai lati altari settecenteschi, un’abside affrescata.
Proseguiamo per raggiungere piazza Duomo, set cinematografico nel film “Le vie del Signore sono finite” diretto e interpretato da Massimo Troisi. Sulla piazza si erge la facciata della cattedrale di S. Maria Assunta in stile gotico – angioino. La facciata presenta un elemento simbolico molto particolare che fa riferimento all’opera di islamizzazione voluta da Federico II quando, nel 1220, deportò dalla Sicilia circa 20.000 sudditi musulmani nella città di Lucera, rimanendovi per circa settanta anni. Ci riferiamo al fatto che essa presenta una imponente torre campanaria sulla destra ed una torretta ottagonale sulla sinistra che ricorda la forma di un minareto. La torre più grande vuole sottolineare simbolicamente la supremazia della cristianità sull’ Islam in quanto, quando la città fu conquistata da Carlo II d’Angiò, egli volle cancellare ogni traccia di questo assedio forzato distruggendo gli edifici orientali. Proprio la cattedrale fu costruita sul sito dove sorgeva la moschea maggiore. All’interno della cattedrale, tra le altre cose, visitiamo la cappella in cui è esposta la statua trecentesca di S. Maria patrona di Lucera. La sua storia ricorda quando, durante l’occupazione islamica, i dodici cristiani rimasti in città assieme al vescovo, subendo continue molestie dai saraceni, temevano per le sorti della venerata statua e la nascosero in un luogo sotterraneo fuori le mura della città.
Rimaniamo sempre più affascinate dalla storia che si respira nella città, grazie anche alla passione con cui ci viene raccontata.
Il giro a Lucera prosegue e si conclude con la visita al Museo Civico Giuseppe Fiorelli. La visita al museo è un’altra piacevole scoperta: bella la cura del percorso espositivo che consente di fare un viaggio nella storia di Lucera dalla Preistoria al Medioevo. Il percorso permette di ammirare contestualmente le sale dell’antico palazzo che ospita il museo, in particolare la sala dei ricevimenti e la cucina d’epoca. Il museo si trova in via De Nicastri ed occupa lo stesso palazzo nobiliare che ospita il ristorante Il Cortiletto nel quale abbiamo pranzato.
Possiamo ritenerci sazie di una giornata ricca di storia, arte e buona cucina.
INCONTRO RAVVICINATO CON LA PASSIONATA
…e si va dritti nel girone dei golosi!
Prima di rintanarci nel nostro caldo B&B, l’ultima sera a Troia, ci ricordiamo di avere un appuntamento, quello con la Passionata! No, non è un appuntamento galante ma un appuntamento goloso. A due passi da noi, accanto alla cattedrale, c’è la Pasticceria Casoli, un autentico scrigno di bontà che con tradizione certosina prepara le sue prelibatezze. Da un’idea di Lucia Casoli e Nicola Mecca nasce la Passionata, un dolcetto che è ormai diventato il simbolo della pasticceria locale. Si compone di ricotta di bufala, mucca e pecora, marzapane, biscuit all’arancia e copertura di pasta di mandorle pugliesi. La sua forma a cupoletta color rosa (versione classica) negli anni si è arricchita di una piccola decorazione che ricorda il rosone della cattedrale di Troia.
Non possiamo non assaggiare immediatamente questa specialità quando ci viene offerta da Lucia.
Come racchiudere in una parola le sensazioni che si provano quando il palato incontra l’involucro di pasta di mandorle, poi il cuore morbido di ricotta ed infine la base di biscuit all’arancia? Divina? Celestiale? Sublime?...”Mestr’!!!” diremmo in Puglia racchiudendo tutti gli aggettivi insieme.
L’attenzione per gli ingredienti utilizzati per la Passionata è fondamentale, la ricotta è prodotta da un caseificio locale, le mandorle sono anche locali, le farine vengono ottenute con lavorazione su pietra fredda. Questo ed altro ci racconta con passione Lucia Casoli, presentandoci gli altri prodotti della pasticceria, come i picchiotti, gustosi e fragranti tarallini fatti con farina 00, zucchero, vino Nero di Troia o birra artigianale, olio EVO della Capitanata, cannella. Ne assaggiamo alcuni appena sfornati e...che dire? This is Puglia!
Un’altra prelibatezza della Pasticceria Casoli è il Pan di Puglia, dolce natalizio dall’aspetto di un panettone ma in realtà ben diverso. I suoi ingredienti sono farina di grani locali macinata a pietra, olio EVO, mosto cotto di Nero di Troia, marmellata di fichi, cioccolato e mandorle tostate per la copertura.
Dopo questo “bombardamento” di gusto non possiamo non decidere di acquistare e portare via alcuni prodotti, anche per far felici coloro che ci aspettano a casa.
ORSARA DI PUGLIA: IL REGNO DI PEPPE ZULLO
Un pranzo dal noto “Cuoco contadino”
Domenica mattina dell’11 dicembre, ultimo giorno del tour sui Monti Dauni. Concludiamo in bellezza tornando ad Orsara di Puglia, Città Slow dal 2007 (inclusa nella rete internazionale delle città del buon vivere) e regno del “cuoco contadino” Peppe Zullo, al quale faremo una visita recandoci al “Ristorante Peppe Zullo” (accanto alla “Nuova Sala Paradiso”). In mattinata facciamo ritorno da Angelo “Trilussa” di Pane e Salute per ritirare le pagnotte del suo “pane divino” che abbiamo ordinato precedentemente. Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di S. Nicola e direzione Peppe Zullo prima dell’ora di pranzo.
Peppe Zullo è un'icona della cucina pugliese, è il precursore del "chilometro zero" ed è rrivato alla ribalta internazionale traendo dalle sue origini lo spirito per proporre una cucina che vuole riscoprire i valori autentici della tradizione mediterranea e che vede il cibo come elemento della felicità. “Dalla terra alla tavola” il suo messaggio e il filo conduttore della sua azienda agricola, annessa al ristorante, che porta i prodotti dell’orto, dei vigneti, degli alberi da frutto, le erbe spontanee, i prodotti degli animali da fattoria, sulla tavola dei commensali, nel rispetto della stagionalità, dei principi nutritivi e della salute.
Peppe ci accoglie sorridente e a braccia aperte (nel vero senso della parola) nel suo ufficio e dopo una breve chiacchierata ci chiede lui stesso se vogliamo visitare la sua meravigliosa Cantina del Paradiso, un’opera architettonica dell'architetto pugliese Nicola Tramonte e dell'artista Leon Marino, premiata alla Biennale di Venezia come una delle migliori “cattedrali del vino” d’Italia. Ed hanno ragione!
La cantina, costruita sotto il vigneto, è molto grande e si articola in un percorso fra ambienti di varia grandezza a sfondo tematico. Lungo il percorso sono sapientemente accostati materiali e oggetti antichi a manufatti e opere d’arte moderna, il tutto valorizzato da un attento studio delle luci. Si respirano storia e modernità, colori e atmosfere.
A un certo punto ci viene aperta una porta e ci viene presentata una stanza...una meraviglia ai nostri occhi! Esposti ordinatamente vediamo formaggi e caciocavalli a stagionare, di ogni grandezza e colore, in alto prosciutti e insaccati di vario genere, il tutto autoprodotto o proveniente da aziende associate.
Usciamo dalla cantina e ci soffermiamo nei pressi del vigneto antistante la struttura, dove è possibile soggiornare. Da lì ammiriamo il bellissimo panorama su Orsara di Puglia, prima di rintanarci nel ristorante dove ci attende il tavolo sistemato accanto camino. La giornata è freddina quindi decidiamo di sederci al tavolo accanto ad un camino acceso.
Ordiniamo il vino, prodotto dallo stesso Zullo, e denominato URSARIA, frutto del recupero di un vitigno autoctono, il Tuccanese, rosso dall’aroma intenso. Comincia la serie dei piatti per i quali è posta molta attenzione anche ad intolleranze e allergie. Ogni portata ha un riferimento esplicito al territorio locale, come nel piatto in cui sono serviti crostini con marasciuolo frullato a crudo con ilio EVO, capocollo di maialino nero di Faeto, cardoncelli alla griglia; o come il piatto con crostini di grano arso con ricotta e pomodorini prunill’, lampascione fritto con vincotto, giuncata, focaccia di grano arso con pomodorini. Ed ancora la parmigiana di borragine (una specialità dello chef) composta da foglie di borragine appena fritte, alternate a caciocavallo podolico e pomodoro. Non si esaurisce qui quanto ci viene servito a tavola, la cucina pugliese è sapientemente rivisitata con fantasia e rispetto. Un’ultima nota la dedichiamo al delizioso liquore, che ci viene servito prima del caffè, a base di foglie di albero di amarene e cannella: un’altra deliziosa invenzione! Il liquore si chiama AMARIBEL.
Il saluto a Peppe Zullo è assolutamente un arrivederci a questa terra meravigliosa che ha ancora tanto da raccontare. Acquistiamo alcuni prodotti dell’azienda agricola e li “infiliamo” nel cofano ormai colmo delle bontà raccolte durante il tour. Accendiamo il motore e ci avviamo sulla strada del ritorno, ringraziando la Puglia per quanto ha saputo offrirci.
UNA PARENTESI SU “SVEGLIARSI NEI BORGHI”
Largo ai giovani!
Vogliamo dedicare una parentesi al B&B che ci ha ospitate con cura e attenzione. Chiacchierando piacevolmente con la responsabile dell’accoglienza, Elisabetta Capobianco, abbiamo capito con quanta passione, insieme ai suoi giovani colleghi, gestisce l’ospitalità attraverso la ricettività diffusa di “Svegliarsi nei borghi”. Nei giorni di permanenza ci siamo sentite coccolate, abbiamo trovato una struttura accogliente, curata e con tutti i confort…e calda al punto giusto! Che bella sensazione svegliarsi al mattino e guardare dalla finestra percependo quell’atmosfera silenziosa di un tipico borgo medievale. E poi il sorriso e la disponibilità di chi ci ha ospitate ha rispecchiato assolutamente il clima accogliente che abbiamo riscontrato ovunque nei Monti Dauni. Questa non vuole essere una recensione ma solo un’occasione per sottolineare quanto in Puglia si stia proprio bene!
Cosa ci portiamo a casa
Informazioni utili
B&B SVEGLIARSI NEI BORGHI: 349.8305477 - http://www.svegliarsineiborghi.com/
OSTERIA FRA DUE TERRE: via San Leonardo, 6 Troia (FG) tel. 0881 977354
ELDA CANTINE: http://www.eldacantine.it/
GROTTA DI SAN MICHELE E COMPLESSO ABBAZIALE (ORSARA DI PUGLIA): sabato, domenica e festivi 11-13 e 17-19; anche a richiesta - ingresso a pagamento – Per info contattare il parroco della parrocchia S. Nicola 0881.964064
PANE E SALUTE: per mangiare è necessario prenotare chiamando al 366.5464992 – 0881.964826 – www.paneesalute.com)
CANTINE ALBERTO LONGO: si trova al km 4 della strada provinciale 5 – Lucera-Pietramontecorvino – tel. 0881.539057 – www.albertolongo.it )
GUIDA TURISTICA TROIA: Eliana Curci 347.5287363
ASSOCIAZIONE CULTURALE TERZO MILLENNIO: 377.1608096
UFFICIO TURISTICO COMUNE DI TROIA: 0881.970020 o 0881.977456
IL CORTILETTO: http://www.ristoranteilcortiletto.it/
GUIDE TURISTICHE LUCERA: Simone De Troia 349.2187443 (è possibile contattare anche Rosanna Schiraldi 345.7656151)
ANFITEATRO ROMANO: per info e visite contattare il Centro Informazione Turistica Comunale (C.I.T.) al numero verde 800.767606 - http://www.comune.lucera.fg.it/lucera/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/31 )
MUSEO CIVICO GIUSEPPE FIORELLI: per info e visite contattare il Centro Informazione Turistica Comunale (C.I.T.) al numero verde 800.767606 - http://www.comune.lucera.fg.it/lucera/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/31 )
PASTICCERIA CASOLI: http://pasticceriacl.it/passionata/
RISTORANTE PEPPE ZULLO: tel. 0881 968234 - http://www.peppezullo.it/ristorante-peppe-zullo/
CANTINA DEL PARADISO: http://www.peppezullo.it/peppe-zullo-e-la-cantina-del-paradiso/
Vaghe citazioni
SATIRE (SERMONES) di Orazio
La Puglia inizia da quel luogo a mostrarmi I monti noti, che lo Scirocco asciuga e che non avremmo superato mai, se non ci avesse accolti una locanda vicino a Trevico che faceva lacrimare gli occhi, mentre bruciavano nel camino rami umidi con foglie. Qui io aspetto, stupidamente, fino a mezzanotte una ragazza bugiarda; il sonno alla fine mi prende col pensiero rivolto all'amore, e poi un sogno, con visioni erotiche, mi fa sporcare la veste da notte e il ventre supino.
La citazione è riferita alla "taberna di Villa Trevici" ad Arzano di Puglia (FG) nei Monti Dauni, dove si pensa abbia soggiornato il poeta latino Orazio nel suo viaggio da Roma a Brindisi.