Nella città di Lecce la materia si fa arte grazie alle sapienti mani dell’uomo. La pietra, quella che orna chiese e palazzi in stile barocco, e la cartapesta delle statue votive e dei presepi. La lavorazione della cartapesta è tipica del territorio leccese ed attualmente è concentrata esclusivamente nel capoluogo. Passeggiando per le vie del centro storico, soprattutto nei dintorni della Basilica di Santa Croce, è possibile ammirare gli oggetti degli abili artigiani cartapestai che portano avanti questa attività tra tradizione e innovazione. La qualità dei manufatti rende difficile distinguere il limite tra lavorazione artigiana e produzione artistica.

Generalmente i soggetti maggiormente realizzati sono quelli sacri, anche a grandezza naturale, in posizione statica o dinamica, con un accentuato realismo che si osserva molto nei volti, nei gesti espressivi e nella cura del panneggio. Col tempo la produzione si è arricchita di nuovi modelli e nuovi oggetti (come oggetti di arredamento o monili) grazie al contributo di giovani artigiani che hanno dato un volto nuovo alla tradizione.

Come si è diffusa quest'arte in terra salentina?

L’arte della cartapesta leccese risale ad un periodo che è collocato tra il XVII e il XVIII secolo, probabilmente ripresa dalla tradizione napoletana grazie ai profondi legami di Lecce con la città borbonica. Lecce vive in quel periodo una fase di fervore culturale, politico, economico e religioso, molte le confraternite, decine le chiese, i conventi e i monasteri. Il clima favorisce la committenza religiosa e aristocratica e in questo clima nasce l’opera dei cartapestai, che si specializzano in questa "arte povera" fatta di materiali semplici (vecchia carta, filo di ferro, segatura, paglia, stracci, colla fatta in casa e gesso), in alternativa all’arte nobile degli scalpellini della pietra leccese.

Tutto nasce nei retrobottega dei barbieri salentini.

È singolare il fatto che i primi a lavorare la cartapesta a Lecce siano stati i figari salentini che, tra un taglio di barba e l’altro, si dilettavano nella modellazione delle statue. Il diletto si trasformò ben presto in professione perché le richieste dei committenti aumentavano, i guadagni erano interessanti, i pagamenti avvenivano in contanti alla consegna. Il più antico cartapestaio si pensa sia stato Pietro Surgente (1742-1827) detto anche Mesciu Pietru de li Cristi,  perché la sua produzione vedeva molti crocifissi.

Come si ottiene una statua di cartapesta?

Per realizzare un manufatto l’artigiano realizza in principio uno scheletro in fil di ferro, chiamato anima, che viene rivestito di “lana” di legno. La sagoma del personaggio viene modellata nella posizione che si desidera e vengono successivamente stesi i primi fogli di carta imbevuti di colla, lasciando poi il manufatto ad essiccare. Vengono poi innestati sul busto gli elementi realizzati a parte in terracotta: volto, mani e piedi. Se la statua è di grandi dimensioni anche questi elementi vengono realizzati in cartapesta e l’anima viene realizzata in legno. A questo punto vengono plasmati gli abiti con fogli di carta incollati l’uno sull’altro con una colla chiamata ponnula (fatta di farina, acqua e solfato di rame) e, dopo l’essiccazione, si passa alla focheggiatura fatta con cucchiai roventi che “stirano” la cartapesta e la rendono più resistente. L’ingessatura e la colorazione completano il manufatto.

La cartapesta fa parte del tipico artigianato locale, insieme alla lavorazione della pietra leccese. Nelle botteghe del centro di Lecce si possono acquistare presepi natalizi, personaggi della tradizione tipica salentina, souvenir o oggetti dal design più moderno. In un nostro vagatour a Lecce non potevamo non toccare con mano questi pezzi d’arte ed abbiamo portato con noi un ricordo acquistando dei particolarissimi orecchini ed un anello in cartapesta. 

Durante il periodo natalizio è possibile visitare la cosiddetta Fiera dei pupi, mercatino di creazioni artigianali in cartapesta allestito nella splendida cornice dell’ex Convento dei Teatini accanto alla Chiesa di Santa Irene, a pochi passi dalla centrale Piazza Sant'Oronzo.

Quando andrete a Lecce non dimenticate di fare visita anche al Museo della Cartapesta ospitato nel Castello di Carlo V: attraverso la visita delle sale che raccontano la storia e la tradizione della cartapesta a Lecce avrete modo di visitare anche la struttura del maniero.

Vi regaliamo, per concludere, una citazione dello scrittore Alfredo Panzini a proposito dell’arte della cartapesta leccese (Cit. da “Costumi, cartoline e cartapesta” di A. Sabato – Edizioni del Grifo): "Lecce, in su l'estrema punta d'Italia, è una piccola città molto interessante: belle chiese si ammirano in stile barocco, negozi eleganti risplendono come in una capitale e, quello che è piu strano, vi suona una parlata che non è pugliese: pare toscana, ma senza aspirazioni. Che strano negozio è questo? Era la bottega di uno statuario. Per chi lo ignorasse, come io lo ignoravo, le statue delle immagini sacre sono una specialità di Lecce, che data da qualche secolo. Esse vanno per tutte le parti del mondo, Italia, Francia, Spagna, America. Così mi diceva con un certo orgoglio lo statuario. Altrove hanno provato a farle, e non sono riusciti. Sono quelle statue alla grandezza quasi naturale, ben drappeggiate, colorite splendidamente, ben fiorite. Sono quelle che noi vediamo sugli altari, specie delle chiese campestri. Questi santi e sante, immersi nella contemplazione del cielo, evidentemente ignorano i progressi dell'arte. Forse altri pensa, come io pensavo, che fossero di gesso. Macchè! Sono di carta, e perciò molto commerciabili per la loro leggerezza, e nel tempo stesso resistentissime per anni ed anni. Nulla di più resistente della cartapesta, diceva lo statuario." [...] " Dunque santi di carta! E lo statuario mi indicava risme di carta grigiastra come quelle dei pacchi, che poi si mutano in statue. Con speciale processo questa carta diventa pastosa come creta; e si plasmano manti, chiome, come si vuole. Ho visto santi e sante in perfetto nudismo grigio, che poi vengono accuratamente vestiti e coloriti come in un istituto di bellezza."